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Violenza domestica

La violenza domestica, il comportamento abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima di coppia

La violenza domestica è il comportamento abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima di coppia, quali il matrimonio e la coabitazione. Si estrinseca in molte forme, quali abusi sessuali, aggressione fisica, minacce di aggressione, intimidazione, controllo, stalking, violenza psicologica, trascuratezza, deprivazione economica. Tali comportamenti possono costituire reato a seconda della locale legislazione e della loro gravità.

Negli anni settanta il movimento femminista richiamò l'attenzione sul fenomeno delle donne picchiate dai loro partner. Tale visione si è estesa ad includere fra le vittime di violenza domestica le donne non sposate ma coabitanti e gli uomini vittima di violenze da parte delle loro mogli o compagne.

 

Le indagini statistiche

Una delle problematiche principali dello studio sulla violenza intrafamiliare resta quello della valutazione dimensionale del fenomeno (a fronte della grande incidenza del numero oscuro).

La difficoltà di pervenire ad una definizione comune del fenomeno della violenza domestica costituisce soltanto un aspetto: le differenze, talora molto spiccate presenti nelle stime proposte dalle fonti scientifiche, istituzionali, giornalistiche poggiano su un complesso di ragioni, fra le quali va annoverata la varietà delle metodologie di indagine.

Varie sono le fonti (sanitarie, di polizia, giudiziarie, statistiche, Centri antiviolenza, Telefono donna, etc.) dalle quali derivano le informazioni su cui si basano i diversi studi.

Il punto di criticità di tali raccolte di informazioni, riguarda la completezza e l’attendibilità delle stesse, difatti la maggior parte delle stime riportate in letteratura sono il frutto di estrapolazioni operate su campioni non rappresentativi.

Le indagini a campione

Alcune indagini - quali quelle realizzate dall’Istituto Nazionale di Statistica e/o da Enti di ricerca come il Censis - hanno optato per tecniche di campionamento casuale, volte alla rilevazione dei dati tramite survey condotte attraverso indagini telefoniche e interviste dirette di testimoni così detti "privilegiati".

Per procedere a tale tipologia di indagine agli operatori sono fornite le caratteristiche costitutive del campione (sesso, classi di età, istruzione, traumi, etc...), nonché le istruzioni riguardanti il numero di persone da intervistare. L'obiettivo è quello di ottenere un campione nel quale i sessi, i gruppi di età e tutte le altre caratteristiche specificate siano rappresentative - in termini proporzionali e con una variabilità più ridotta possibile - rispetto alla popolazione di riferimento- I campioni sono "indagati" mediante le così dette "inchieste di vittimizzazione" o "interviste confidenziali" - a seconda che i soggetti siano le vittime o gli autori delle condotte in esame - tramite intervista anonima, telefonica o scritta (questionari strutturati).

Spesso le fonti dei dati da analizzare derivano da dati raccolti dai Centri antiviolenza e dai Telefoni donna locali o nazionali. Tali Centri accolgono migliaia di donne che subiscono violenza, ma non sono rappresentativi rispetto ad una statistica trasversale sulla diffusione del fenomeno in quanto si riferiscono solo a quelle donne che chiedono aiuto alle associazioni.

Nel 2012 l'Associazione DiRe Donne in Rete contro la violenza, associazione nazionale che raccoglie 62 Centri antiviolenza in Italia, ha raccolto oltre 15.000 casi di donne che hanno subito una violenza, di cui l'80% di tipo domestico.

Dimensioni del problema

La maggioranza degli studiosi concorda nell’attribuire un’estensione assai ampia a questa categoria di condotte violente. Tutti i dati empirici confermano che, per una donna, il rischio di subire violenza da parte di un altro membro della famiglia è mediamente assai più elevato rispetto a quello di essere aggredita per strada da sconosciuti e si può ritenere che episodi di violenza fisica di una certa serietà si verifichino, almeno una volta, nel 30% di tutti i nuclei familiari.[1]

Indagine a campione ISTAT 2006[2][3]

« La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. E forse è la più pervasiva. Non conosce limiti geografici, limiti culturali o di ricchezza. Fintanto che continua non possiamo dichiarare di fare reali progressi verso l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace. »
(Kofi Annan, Nazioni Unite, 1999)

L’indagine svolta nel 2006 dall'Istat è dedicata al fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne ed è stata la prima indagine "vittimologica" completa per l'Italia. Tale indagine ha ottenuto un buon riscontro a livello mediatico e scientifico anche a livello internazionale.

Attraverso questo studio si è indagato il fenomeno all’origine e, quindi, indipendentemente dal legame affettivo, familiare o parentale con l’autore dell’atto violento, tramite la scelta metodologica del così detto "campionamento a quote". L'indagine si è svolta tramite l'intervista telefonica a donne comprese tra 16 e 70 anni, su un campione complessivo di 25.000 donne.

I risultati dell’indagine, rielaborati su base statistica, quantificano la dimensione in Italia in:

  • 6.743.000 le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita; negli ultimi 12 mesi del 2006 il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila;
  • 900.000 i ricatti sessuali sul lavoro.

L'analisi fornisce alcuni raffronti tra violenza avvenuta all’interno della famiglia ed evento violento attribuito a "sconosciuti":

  • 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia (da un partner o da un ex partner) mentre il 24,7% da un altro uomo;
  • le violenze non denunciate sono stimate attorno al 96% circa se subite da un non partner, al 93% se subite da partner;
  • la maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza, nel 67,1% da parte del partner, nel 52,9% da non partner, nel 21% violenza sia in famiglia che fuori;
  • 674.000 donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza.

Da un punto di vista territoriale il Centro Italia ed il Nord-est e le aree di grande urbanizzazione presentano i tassi più elevati di molestie rispetto a Sud e Isole.

Indagine a tappeto dell'Osservatorio Nazionale Violenza Domestica (ONVD) 2006[1]

Un'indagine del 2006, anche se riferita alla sola provincia di Verona (popolazione al 2006 pari a 870.122 persone - fonte ISTAT), ha analizzato il fenomeno della violenza domestica in un determinato arco cronologico.

Questi i risultati:

  • 2.706 sono state le richieste di intervento a una o più istituzioni;
  • 2.373 è il numero degli eventi segnalati;
  • 2.284 è il numero delle vittime direttamente oggetto di violenza domestica;
  • le vittime sono per il 64,8% femmine, per il 33,9% maschi; gli autori sono maschi nel 68,5%, femmine nel 27,7%;
  • la maggioranza delle vittime è di nazionalità italiana (71,6%), il 28,4% è straniera;
  • assunzione di alcol, "futili motivi" e problemi connessi alla separazione o alla rottura della coppia sono le motivazioni delle condotte violente maggiormente esplicitate;
  • nel 70,5% la vittima è percossa con pugni, calci ecc. per lo più al capo, al volto o al collo; oltre il 40% presenta lesività (contusioni, ecchimosi, ematomi etc...) in molteplici sedi corporee;
  • nel 40,2% dei casi il periodo di malattia supera la settimana (nel 5,6% non è quantificabile in sede di Pronto Soccorso, essendo seguito il ricovero in ambito ospedaliero);
  • nel 30% dei casi si tratta di “violenza reciproca”, ove entrambe le parti sono vittima e autore nel medesimo episodio o in momenti diversi;

Per quanto riguarda le ipotesi di reato formulate in sede penale, questi sono stati i risultati:

  • 10 gli omicidi e 6 i tentati omicidi;
  • 148 i maltrattamenti in famiglia;
  • 20 sono i casi per i quali è stata formulata ipotesi di reato di atti sessuali con minorenne;
  • 16 le violenze sessuali.

Firma: Wikipedia

( 27 novembre 2014 )

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