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Violenza sulle donne, la sentenza della Cassazione non aiuta

Motivo del clamore una sentenza della Cassazione

La violenza sulle donne continua a far discutere. Motivo del clamore la sentenza della Cassazione secondo la quale il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative. I dati pubblicati da Istat nel 2007 parlano chiaro: «Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3%. Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. A tal proposito abbiamo sentito l’opinione di Concetta Carrano, presidente dell’Onlus D.i.re, donne in rete contro la violenza.

La Cassazione ha stabilito che il carcere non è l’unica misura cautelare contro lo stupro di gruppo, quale la vostra reazione e posizione?

Noi siamo inorridite di fronte a questa sentenza della Corte, che è molto pericolosa proprio perché non considera quanto può essere odioso il reato di stupro per la donna. Non vengono considerati i danni che lo stupro provoca, questo porta una sottovalutazione del reato tale che il rischio di non denunciare questi reati aumenta.

Cosa comporta psicologicamente per una donna lo stupro?

Lo stupro viola integrità fisica e psichica della donna, il problema è complesso, assolutamente soggettivo e non solo nei rapporti con l’altro sesso.

Nel 2009 c’è stato un inasprimento della pena per questo tipo di reati. Questo ha diminuito i casi?

No, purtroppo no. Con il decreto legge del 2009 si dava un forte allarme sociale su tutti i casi di violenza tra cui lo stupro, ma questo non ha influito sul fenomeno. Anzi, la relazione esposta durante l’apertura dell’anno giudiziario 2012 parla chiaro: solo perla Procuradi Roma c’è stato un aumento da 430 casi riscontrati nel2010 a578 casi d’abusi nell’anno 2011.

La violenza sulle donne. Un fenomeno diffuso. Quali i vostri riscontri e qual è il profilo della situazione tipo in cui queste violenze avvengono?

Non c’è un profilo preciso. La violenza può avvenire in qualsiasi situazione e su qualsiasi donna. Non contano condizioni sociali o età, lo stupro è l’odioso figlio di una strisciante cultura maschilista, che non vede la donna come una persona e considera il corpo femminile come un oggetto di cui disporre. Lo stupro viene ad essere il simbolo più ripugnante di questo sessismo.

La vostra associazione come aiuta queste donne, prevedete programmi recupero?

La nostra associazione rappresenta sessanta centri anti violenza sparsi in tutta Italia. Questi centri sostengono la donna da tutti i punti di vista: legale e psicologico. Spesso la donna si rivolge prima a noi e poi alle forze dell’ordine.

La donna violentata è consapevole che il proprio silenzio davanti agli abusi non la aiuta?

Le donne che denunciano mostrano un grandissimo coraggio. E’ importante far capire l’importanza della denuncia di questi fenomeni, il sommerso è quanto di più pericoloso si possa verificare. Purtroppo sentenze come quella della Corte non aiutano in tal senso.


Firma: Avanti - Diletta Liberati

( 18 novembre 2014 )

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